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venerdì 23 luglio 2010

...e i bloggers si ribellano!

Dopo la bocciatura dell'emendamento sul ddl intercettazioni voluto da Cassinelli per meglio chiarire alcuni punti del famigerato comma ammazza-blog (vedi articolo Salviamo i blog), i piu' importanti blogger italiani hanno deciso di ribellarsi a questo vero e proprio tentativo di distruzione dell'informazione indipendente.
Vi presentiamo qui la lettera inviata alla Camera dei Deputati da parte dei bloggers:

Al Presidente della Camera, On. Gianfranco Fini
Al Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati On. Giulia Bongiorno
Ai Capi-gruppo alla Camera dei Deputati
A tutti i Deputati


La decisione con la quale, lo scorso 21 luglio, il Presidente della Commissione Giustizia della
Camera, On. Giulia Bongiorno, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati
dall’On. Roberto Cassinelli (PDL) e dall’On. Roberto Zaccaria (PD) al comma 29 dell’art. 1 del
c.d. ddl intercettazioni costituisce l’atto finale di uno dei più gravi – consapevole o
inconsapevole che sia – attentati alla libertà di informazione in Rete sin qui consumati nel
Palazzo.
La declaratoria di inammissibilità di tali emendamenti volti a circoscrivere l’indiscriminata,
illogica e liberticida estensione ai gestori di tutti i siti informatici dell’applicabilità
dell’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla stampa, infatti, minaccia di fare
della libertà di informazione online la prima vittima eccellente del ddl intercettazioni,
eliminando alla radice persino la possibilità che un aspetto tanto delicato e complesso per
l’informazione del futuro venga discusso in Parlamento.
Tra i tanti primati negativi che l’Italia si avvia a conquistare, grazie al disegno di legge, sul
versante della libertà di informazione, la scelta dell’On. Bongiorno rischia di aggiungerne
uno ulteriore: stiamo per diventare il primo e l’unico Paese al mondo nel quale un blogger
rischia più di un giornalista ma ha meno libertà.
Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta – esattamente come
se fosse un giornalista – sotto pena di una sanzione fino a 12 e 500 mila euro, infatti,
significa dissuaderlo dall’occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri
economici e politici.
Si tratta di uno scenario anacronistico e scellerato perché l’informazione in Rete ha
dimostrato, ovunque nel mondo, di costituire la migliore – se non l’unica – forma di
attuazione di quell’antico ed immortale principio, sancito dall’art. 19 della dichiarazione
Universale dei diritti dell’Uomo e del cittadino, secondo il quale “Ogni individuo ha il diritto
alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la
propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso
ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”.
Occorre scongiurare il rischio che tale scenario si produca e, dunque, reintrodurre il
dibattito sul comma 29 dell’art. 1 del ddl nel corso dell’esame in Assemblea, permettendo
la discussione sugli emendamenti che verranno ripresentati.
L’accesso alla Rete, in centinaia di Paesi al mondo, si avvia a divenire un diritto
fondamentale dell’uomo, non possiamo lasciare che, proprio nel nostro Paese, i cittadini
siano costretti a rinunciarvi.


Guido Scorza, Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione
Vittorio Zambardino, Scene Digitali
Alessandro Gilioli, Piovono Rane
Arianna Ciccone, Festival Internazionale del Giornalismo e Valigia Blu
Fabio Chiusi, Il Nichilista
Daniele Sensi, L'AntiComunitarista
Wil Cappellano, Nonleggere QuestoBlog


SOTTOSCRIVI ANCHE TU QUESTA LETTERA PER LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE SULLA RETE

giovedì 22 luglio 2010

Hey baby!



da womennews.net

“Hey Baby” è il nome di un nuovo videogioco già in commercio in America. Protagonista una donna che, armi in pugno, può reagire ad ogni tipo di approccio molesto da parte dell’altro.
La qualità è bassa, le ambientazioni angoscianti: ad ogni passante che ci si avvicina con proposte o commenti discutibili si può reagire a colpi di mitra e lanciafiamme, a quel punto al posto del passante molesto comparirà una pietra tombale con tanto di epitaffio riportante la frase incriminata.
Si converrà che a pochi minuti dall’inizio ci si ritroverà a passeggiare per un cimitero …

L’intento del videogioco è chiaro: “dice quel che deve dire sulle esperienze delle donne negli spazi pubblici. È un modo di attirare l’attenzione su un problema che in tante vivono” come spiega la stessa autrice, Suyin Looui, trentenne di origini asiatiche.
Difatti, il campionario di frasi usate nel gioco sono tratte dalla realtà, così come ad un episodio reale – uno dei tanti, insulsi, apprezzamenti sessuali a lei rivolti –si è ispirata l’autrice nel dar vita al gioco.

In America il dibattito è già acceso, tra chi lo ha già comprato (ben 50 mila) e chi invece lo ha ritenuto offensivo: ma "bene o male, purché se ne parli", ci sembra il commento più appropriato.

A parere di chi scrive l’utilità del gioco non è discutibile, richiama l’attenzione su un aspetto della condizione femminile ancora poco conosciuto, ovvero fortemente sottovalutato: quello dell’impossibilità di frequentare spazi pubblici senza essere costantemente accompagnate da battutine, guardatine, fischi e commenti osceni.
E lo fa utilizzando il mezzo per eccellenza, l’unico in grado di stuzzicare l’interesse di tutti: la violenza.

Riteniamo, inoltre, che sia un ritratto irrinunciabile anche della secolare condizione maschile: non è impossibile che un uomo che sia solito apostrofare ogni signorina intenta a passeggiare non inizi a provare imbarazzo per quello che fa ritrovandosi a guardarsi da ‘fuori’; difatti il pregio primo di questo gioco è proprio quello di riuscire a denunciare un abuso senza eccitare la fantasia di chi ne usufruisce rendendolo un potenziale abusatore: una risposta involontaria a un altro videogame, Rapelay il simulatore di stupri, ideato in Giappone nel 2009 e ritirato dal commercio nel giro di qualche mese.

Concludiamo con la speranza che il dibattito accesosi in questi giorni valga come ulteriore spunto di riflessione circa le innumerevoli difficoltà con le quali le donne sono costrette a fare i conti quotidianamente; che non ci si indigni più solo e soltanto davanti all’eclatanza di uno stupro o di un femminicidio, ché questi, semmai, sono solo il tristo epilogo di tante dolorose storie.


da womennews.net

La vita in un giorno

In un mondo dove la rete e la televisione occupano il gran parte della vita quotidiana ecco il nuovo "esperimento cinematografico storico" ideato dal produttore Ridley Scott e dal regista Kevin Macdinald.

Life in a day sara' il primo lungometraggio creato dagli utenti del world wide web, il 24 luglio infatti gli utenti avranno 24 ore di tempo per immortalare la loro quotidianita' su video.

Vuoi partecipare?

Visita la pagina ufficiale youtube di Life in a day a questo link http://www.youtube.com/lifeinaday e il blog ufficiale http://googleblog.blogspot.com/2010/07/life-in-day.html, scoprirai cosa fare e come farlo.

Prepara la telecamera dunque e "vieni a far parte della storia".

martedì 13 luglio 2010

Salviamo i blog


Non so se sapete che un comma del famoso ddl intercettazioni (il 29 per essere precisi) prevede che un blogger avrebbe – in caso di approvazione definitiva alla Camera – il dovere di rettificare una notizia entro 48 ore dalla richiesta, pena una multa fino a 12500 euro.

Questo fatto e' stato (giustamente) criticato da Fabio Chiusi nel suo blog ilNichilista, il quale ha inviato una lettera all'onorevole Cassinelli (deputato PdL) richiedendo l'abrogazione del suddetto comma 29.

In tutta risposta, Cassinelli ha rifiutato l'abrogazione ma non ha negato la disponibilita' a eventuali modifiche proponendo quindi un emendamento.
Il suddetto emendamento e' stato pubblicato sul blog di Cassinelli .

In parole povere l'emendamento prevede:

-un termine di 48 ore per la rettifica su testate registrate

-un termine di 7 giorni per la rettifica su siti non registrati, a decorrere non più dal momento della richiesta ma “dal momento in cui il gestore della pagina, che agisce anche in forma anonima, prende a carico la richiesta di rettifica”.

-una distinzione anche per quanto riguarda la sanzione amministrativa, che rimane da 7500 a 12500 euro per testate registrate, ma viene ridimensionata sensibilmente (da 250 a 2500 euro) per i siti non registrati – a condizioni che sia indicato un indirizzo e-mail valido.

-una diversa modalità di presentazione della rettifica, che non deve più rispettare criteri di posizionamento, grafica e visibilità ma basta sia inserita in calce al contenuto contestato.

-una formulazione più chiara rispetto alla terminologia precedentemente adottata.

Sicuramente questo emendamento rappresenta un grosso passo avanti rispetto al vecchio comma.
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